ad un criterio generale di divisibilità. Da una ricerca di Vittorio De Petris e Giuseppina Amedoro, Corso CIIM-CIDM per Animatori Formazione Permanente, Perugia 14-21 ottobre 1984 1 - Quoziente e resto, figlio e figliastro della divisione. Non tutti si rendono conto, facendo una divisione, che essa dà luogo a due risultati: quoziente e resto. Il primo è il più noto e in genere è il solo che viene preso in considerazione. Il secondo è di solito trascurato, quasi sempre considerato con fastidio, come un corpo estraneo, di cui si farebbe volentieri a meno. La maggior parte degli autori di testi scolastici cerca sempre di mettere nei problemi numeri divisibili tra loro in modo tale che eventuali divisioni abbiano sempre per resto zero. Gli studenti sono così abituati ad ottenere quozienti interi che ritengono (spesso a ragione) di aver sbagliato qualcosa se capita loro di ottenere quozienti con cifre decimali, specialmente se periodiche. Le calcolatrici, che hanno soppiantato definitivamente il noioso calcolo a mano, ma hanno anche completamente trasfigurato il "povero" resto, ridotto ad una sequenza di cifre decimali, per lo più periodiche, che la calcolatrice tronca bruscamente dopo l'ottava cifra del visore (1). Il resto sopravvive in alcune applicazioni di calcolo per computer. Ad esempio, nei vecchi linguaggi di programmazione, la funzione a mod b serviva proprio a dare il resto della divisione tra gli interi a e b. Nel foglio di calcolo più diffuso, Excel, esiste in libreria una funzione =RESTO(a;b) che fornisce ugualmente il suddetto resto. Pochi sanno a cosa serve calcolare il resto di una divisione. In questo articolo, che si potrebbe giudicare perfettamente aderente alla moda americana del politically correct, ci proponiamo di "riabilitare" il resto, facendo vedere alcune sue proprietà e un bel po' di interessanti applicazioni.
2 - Uno sguardo nel passato. Uno dei primi usi dei resti è molto antico: si tratta della cosiddetta prova del nove, usata per verificare la correttezza dei calcoli. Pochi erano consapevoli che stavano usando i resti della divisione per nove e che la procedura per eseguire la prova era basata sulle proprietà dei resti, come vedremo più avanti. Quasi tutti sapevano che non sempre la prova del nove riesce a scovare gli errori. Certamente, se la prova dà esito negativo, occorre rifare i calcoli e vedere dove è stato commesso l'errore. Ma se la prova dà esito positivo, non possiamo essere certi di aver calcolato correttamente. Alcuni errori possono infatti sfuggire alla prova del nove. Se, anziché fare la prova del 9 si facesse la prova del 7, sarebbero scovati molti più errori. Dice infatti Luca Pacioli (Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalitate, 1494) :
Come abbiamo detto, pur essendo usata frequentemente, non veniva data alcuna giustificazione alla prova del nove, almeno fino al 1202. In tale anno veniva pubblicato il Liber Abbaci di Leonardo Pisano detto il Fibonacci, dove per la prima volta si trovava una precisa giustificazione della prova (già nota ai matematici arabi ed indiani), partendo da un esempio: la moltiplicazione di 37 x 37 = 1369. Egli nota:
Questa lunga citazione dimostra che, pur se limitato alla divisibilità per 9, lo stesso ragionamento avrebbe potuto condurre agli altri criteri di divisibilità. Una regola generale della divisibilità era quindi alla portata della matematica medioevale. Al tempo del Pacioli, oltre al criterio di divisibilità per 9 erano noti solo quelli del 2, 3, 5, 6, 8 e 10, tutti meno validi del 9 per il controllo delle operazioni. Occorrerà arrivare a Pascal (1623-1662) ed al suo De numeris multicibus ex sola characterum numericorum additione agnoscendis (1650) per ottenere un criterio di divisibilità applicabile a qualsiasi numero. 3 - Le classi-resto modulo k.
Dividendo tra loro due numeri qualsiasi n e k il resto sarà necessariamente uno dei termini della successione Una volta fissato k, possiamo stabilire una corrispondenza tra i vari numeri naturali e i rispettivi resti modulo k.
E' facile verificare che la relazione di congruenza gode delle proprietà
In una relazione di equivalenza, vale il principio di sostituzione, per il quale una data proprietà non cambia se, al posto di un elemento, si sostituisce un qualsiasi altro elemento della stessa classe. Vediamone un esempio: Un Tizio ci rivolge la seguente domanda: "Oggi è venerdì. Che giorno sarà tra 100 giorni?" Potremmo metterci ad elencare i giorni della settimana dopo il venerdì fino a contarne 100, ma è senz'altro più facile calcolare 100 mod 7 = 2. Sostituendo 2 a 100, riformuliamo la domanda: "Che giorno sarà tra 2 giorni?" La risposta è immediata: "Domenica!" 4 - Aritmetica delle classi-resto mod k.
Nell'ultima espressione il termine (m+n)k è multiplo di k, quindi, diviso per k, dà per resto 0. Può quindi essere eliminato. Rimane perciò il resto (r'+ r"). Si ha pertanto: (a+b) mod k = r'+r" Va detto che se i due pezzi avanzati da ciascuna tavola avessero avuto una lunghezza (r'+r") ³ k avremmo potuto ottenere un altro pezzo di lunghezza k e un nuovo resto r''' uguale al resto mod k della somma tra r' e r". Possiamo così affermare:
Una proprietà analoga si verifica per il prodotto. a = (mk + r')
Nell'ultimo polinomio i primi tre termini sono multipli di k. Essi, divisi per k, danno per resto 0 e quindi si possono eliminare. Rimane solo il termine (r'r"). Si ha pertanto: (a x b) mod k = r'r" Anche per il prodotto r' r" vale la stessa considerazione fatta in precedenza per la somma r'+r" nel caso in cui risulti r'r" ³ k. Il prodotto r'r" sarebbe sostituto dal resto di r'r" mod k. Possiamo quindi affermare che
5 - Dalle proprietà delle classi resto alla prova del nove La prova del nove si basa proprio sulle due proprietà or ora viste. Dopo aver fatto un'operazione, si ripete di nuovo il calcolo, sostituendo i due fattori con i rispettivi resti modulo 9 e calcolando il prodotto dei due resti, sempre nel modulo 9. Le varie operazioni sono facili, poiché i resti modulo 9 si ottengono sommando le cifre dei termini (e sommando eventualmente anche quelle del risultato ottenuto, fino ad ottenere un numero di una sola cifra). Il valore ottenuto dev'essere uguale al resto modulo 9 del prodotto ottenuto.
Se volessimo usare un altro numero al posto del nove, ad esempio il 7, come proposto da Pacioli, dovremmo trovare una regola per calcolare il resto modulo 7 dei termini, ma a quell'epoca i matematici non erano ancora arrivati a tale livello di conoscenze. Il primo ad conseguire tale risultato fu, come detto in precedenza, Pascal nel 1650. 6 - Il metodo di Pascal per il calcolo dei resti mod 7. Il metodo proposto da Pascal utilizza le proprietà delle classi resto. Si voglia verificare, ad esempio, se il numero 75342 sia o no divisibile per 7.
Pascal trascrive il polinomio in una tabella a due righe, mettendo le cifre del numero nella prima riga e le rispettive potenze del dieci nella seconda riga:
Sostituisce quindi i termini della seconda riga con i rispettivi resti modulo 7:
Ora occorre moltiplicare ciascuno dei termini della prima riga per il corrispondente sotto di esso nella seconda riga. Quindi si sommano i prodotti così ottenuti:
Poiché 78, diviso per 7, dà per resto 1, anche il numero 75342, diviso per 7, darà per resto 1. Il ragionamento di Pascal, oltre che nella divisibilità per 7, è applicabile a qualunque altro criterio di divisibilità. Esso resta valido anche se si opera con sistemi di numerazione non decimali, come dichiara lo stesso Pascal "...et non solum in progressione denaria, sed in quacumque progressione instituantur numeratio". 7 - Le sequenze-resti . Criterio generale di divisibilità. Nel descrivere il metodo di Pascal, abbiamo incontrato una sequenza di numeri (... 4 6 2 3 1), data dai resti modulo 7 delle successive potenze di 10. Tale sequenza può essere utilizzata per qualunque numero di cui si voglia calcolare il resto modulo 7. Infatti, se si vuole calcolare il resto mod 7 di un altro numero, si dovranno sostituire le cifre nella prima riga, mentre resteranno fissi i termini della seconda. Questi dovranno essere quindi calcolati una volta per tutte, trascrivendoli da qualche parte, per poterli utilizzare ogni volta che occorre.
1 mod 7 = 1
Nell'ultima riga abbiamo ottenuto di nuovo il resto 1, come per il primo termine. E' chiaro perciò che, continuando a calcolare, si otterranno periodicamente i resti precedenti. Si può pertanto concludere che il criterio di divisibilità per 7 darà luogo ad una sequenza-resti periodica, i cui termini (che vanno letti da destra verso sinistra) sono: Per vedere se un numero n qualsiasi è divisibile o no per 7, si procede pertanto nel seguente modo:
La regola vista per il 7, vale per qualunque altro numero, di cui si vuole determinare il criterio di divisibilità. E' sufficiente infatti sostituire il numero 7 con la lettera k nel secondo, quinto e sesto punto. La regola resta perfettamente valida. Essa costituisce quindi un criterio generale di divisibilità valido per determinare se un qualsiasi numero n sia o no divisibile per numero prefissato k.
Facciamo alcuni esempi. Essi serviranno, oltre che a rafforzare la conoscenza della regola, anche per comprendere meglio i criteri di divisibilità, spesso messi nei testi scolastici senza alcuna giustificazione, considerati come altrettante regole indipendenti, senza farli derivare tutti da un unico criterio generale. Gli alunni vengono così indotti ad imparare le regole in modo mnemonico e ad applicarle in modo automatico, senza stimolare in loro capacità di osservazione e di analisi. 8 - Divisibilità per 2 e per 5. Applicando al 2 e al 5 i primi due passi della regola, si ottiene la sequenza: Moltiplicando le cifre di un qualsiasi numero per i rispettivi termini della predetta sequenza, resterà solo l'ultima cifra. Tutte le altre cifre infatti vengono moltiplicate per 0 e quindi si annullano. Ecco spiegato, in modo razionale, il motivo per cui, nei criteri di divisibilità per 2 e per 5 si considera solo l'ultima cifra. 7 - Divisibilità per 3 e per 9. Il resto di 10 mod 3 o mod 9 è 1. Moltiplicando 1 per 10, si ha ancora 10 e si ottiene di nuovo il resto 1. La sequenza-resti è dunque periodica e formata dalla cifra 1 ripetuta indefinitamente:
Le varie cifre del numero di cui si vuole calcolare il resto, moltiplicate per 1, resteranno invariate. La somma finale si ottiene dunque sommando semplicemente le cifre del numero stesso, ovvero "infilzando le figure", per dirla con il linguaggio di Luca Pacioli. Tale semplicità ha fatto preferire la prova del nove ad altre prove, che pure avrebbero potuto fornire un minor numero di errori non rivelati. E' proprio ciò che Leonardo Pisano aveva dimostrato, senza però estendere il ragionamento agli altri casi, come avrebbe fatto Blaise Pascal circa quattro secoli e mezzo dopo.
9 - Divisibilità per 7. Abbiamo già visto la sequenza dei resti modulo 7 da impiegare per definire il criterio di divisibilità per 7. Vogliamo qui apportare una piccola modifica, che ne rende più facile la memorizzazione. Basta semplicemente considerare i resti della sequenza all'interno degli interi relativi nell'insieme-quoziente Z|7. In tale insieme, i termini 5, 4 e 6, possono essere sostituiti dagli equivalenti numeri negativi -2, -3, -1 (basta togliere 7 da ciascuno di essi). La sequenza resti mod 7 diventa perciò:
Essa è così più facile da memorizzare; leggendola da destra verso sinistra si ha: "1, 3, 2, -1, -3, -2"
Sommando i termini dell'ultima riga si ottiene -6, che equivale a 1 (basta aggiungere 7) E' sempre possibile aggiungere 7 o un suo multiplo, tutte le volte che si ottiene un valore negativo. Il numero 7 e i suoi multipli sono elementi della classe resto [0]. Essi sono elementi neutri nell'addizione e quindi si possono aggiungere o togliere a piacere. 10 - Divisibilità per 11. Calcoliamo la sequenza-resti modulo 11: Il primo termine è 1
Come per il 7, possiamo sostituire il numero 10 della sequenza, con il suo equivalente negativo -1, ottenuto togliendo 11. La sequenza-resti modulo 11 diventa:
Proviamo ad usare tale sequenza, per calcolare il resto modulo 11 del numero 786452:
Nella terza riga si ottengono le cifre stesse del numero dato, con segni alternati + e - Dalla somma algebrica di tali cifre si ottiene un numero che consente di calcolare il resto modulo 11 del numero dato: -7 + 8 - 6 + 4 - 5 + 2 = 14 - 18 = - 4 ovvero, aggiungendo 11, il resto 7. Ecco spiegato il criterio di divisibilità per 11 che troviamo nei testi scolastici, senza che venga fornita alcuna spiegazione: "Si sommano le cifre di posto dispari, poi si sommano quelle di posto pari, infine si trova la differenza tra le due somme...". 11 - Caratteristiche delle sequenze-resti.
12 - Altri criteri di divisibilità. Vediamo qualche altro criterio, in aggiunta a quelli già visti nel paragrafo precedente, desumendolo dalle sequenze resti contenute nella precedente tabella. Per il 4, si calcola il resto del numero che si ottiene sommando all'ultima cifra il doppio della penultima. Per il 6, si sommano tutte le cifre tranne l'ultima, si moltiplica il risultato per 4, si aggiunge l'ultima cifra e si calcola il resto mod. 6 del numero ottenuto. Per l'8 si somma l'ultima cifra con il doppio della penultima e con il quadruplo della terzultima. Si calcola infine il resto mod. 8 del numero ottenuto. Per il 12 si sommano tutte le cifre tranne le ultime due, si moltiplica per 4 e poi si aggiunge il numero formato dalle ultime due cifre. Per il 25 e per il 125, si calcolano i resti dei numeri costituiti rispettivamente dalle ultime due e dalle ultime tre cifre del numero dato. Proviamo a trovare un criterio di divisibilità per 13. Usando la regola vista al §7, cerchiamo la sequenza resti mod 13 delle successive potenze di 10. Si ottiene ... 4, 3, 12, 9, 10, 1. Sostituendo i numeri prossimi al 13 con i rispettivi valori negativi (togliendo 13) abbiamo una sequenza più facile da memorizzare: ...4, 3, -1, -4, -3, 1. Leggendo da destra verso sinistra: uno, -tre, -quattro, -uno, tre, quattro, ...
La somma algebrica dei termini della terza riga è uguale a -6. Avendo ottenuto un valore negativo, aggiungiamo 13 ed otteniamo 7, che è il resto cercato. 13 - Qualche piccolo trucco. Per tutti i criteri, valgono i seguenti accorgimenti:
14 - Le classi resto dal punto di vista dell'algebra moderna. L'aritmetica delle classi resto si presta ad alcune considerazioni algebriche. Prendiamo insieme formato dalla varie classi resto il cui modulo k sia un numero primo, ad esempio l'insieme delle classi resto modulo 5, costituito dalla cinque classi [0], [1], [2], [3],[4]. Le classi possono essere addizionate o moltiplicate fra loro. Il risultato sarà ancora un elemento dell'insieme quoziente N|5 . Proviamo a costruire le due tabelle, additiva e moltiplicativa:
Nella tabella additiva vediamo che l'operazione è una legge di composizione interna (il risultato è sempre un elemento dell'insieme considerato). L'operazione di addizione è associativa. Esiste un elemento neutro, la classe [0], che addizionata ad un qualsiasi elemento dà per risultato l'elemento stesso. Tra i risultati di ogni riga compare sempre l'elemento neutro [0]; ciò vuol dire che ogni elemento ha il suo elemento inverso cioè un elemento che associato ad esso dà per risultato l'elemento neutro. Il verificarsi di tutte queste proprietà conferisce all'insieme quoziente N|5 la struttura algebrica di gruppo rispetto all'addizione. Si tratta di un gruppo abeliano (in onore del matematico Abel) poiché l'addizione è commutativa. Il nostro insieme ha dunque due operazioni binarie, l'addizione (che è anche associativa) e la moltiplicazione. Quest'ultima è distributiva rispetto alla prima, poiché x × (y + z) = x × y + x × z. La presenza di tutte queste proprietà conferisce all'insieme la struttura algebrica di anello. Dato che il nostro anello possiede un elemento neutro per la moltiplicazione e ogni suo elemento eccettuato lo zero ha un elemento inverso, gli si può attribuire una ulteriore qualifica, quella di corpo. In un corpo ogni equazione di primo grado ha almeno una soluzione. Ad esempio, per risolvere l'equazione 3x = 2 basta scorrere la riga del 3, fino ad incontrare il 2 ed andare a vedere in corrispondenza il valore in testa alla colonna, che rappresenta la soluzione cercata. Nel nostro caso si ha x = 4. Osservando che ogni riga della tabella moltiplicativa contiene tutti gli elementi, siamo sicuri di ottenere sempre la soluzione per qualsiasi equazione. Diversa è la situazione se passiamo a considerare un insieme formato dalla classi resto modulo k, nel caso in cui k sia un numero non primo. Consideriamo ad esempio l'insieme quoziente N|6, formato dalle sei classi resto modulo 6: [0], [1], [2], [3], [4], [5] e costruiamo le due tabelle dell'addizione e della moltiplicazione:
Non vi sono particolari novità nell'addizione, rispetto alla quale l'insieme N|6 presenta ancora una struttura di gruppo. Se andiamo invece a considerare la moltiplicazione, osserviamo la presenza di zeri anche laddove i fattori sono diversi da 0. Ciò porta a situazioni alquanto paradossali. Ad esempio, dato che [2] × [3] = [0], si ha che, all'inverso, [0] : [2] = [3]. Si hanno cioè divisori dello zero. Cade così la legge di annullamento di un prodotto, per la quale un prodotto è nullo se lo è almeno uno dei due termini. Osservando che in alcune righe compare più volte uno stesso risultato, si ha per conseguenza che una semplice equazione di primo grado, come ad esempio 4x = 2, può avere ben due soluzioni: 2 e 5. Viceversa, la mancanza di alcuni termini lungo una riga della tabella, fa si' che alcune equazioni siano impossibili, anche se i loro coefficienti non sono nulli. Ad esempio l'equazione 3x = 5 non ha alcuna soluzione, poiché nella riga del 3 non compare alcun 5. Quando il numero k che costituisce il modulo della classe resto è un numero primo l'insieme quoziente N|k costituisce un anello di integrità, anzi addirittura un campo (che deve avere le proprietà di un corpo e deve essere dotato di proprietà commutativa). Dato che l'insieme N|k è formato da un numero finito di elementi, il campo in questione è un campo finito, che in onore di Galois è stato chiamato campo di Galois, in sigla GF (Galois Field). 1. Trova il resto mod 13 dei numeri 166935 e 362115.
2. Risolvi l'equazione 4x = 3 nell'insieme della classi resto modulo 6. Scorrendo la riga del 4 nella tabella moltiplicativa delle classi resto modulo 6, non si riesce a trovare l'elemento [3], dunque la nostra equazione è impossibile. 3.Andrea, Bruno, Carlo, Domenico e Enrico stanno facendo la conta e la somma delle dita è 22. A chi tocca, se la conta comincia da Domenico? Dato che i ragazzi sono cinque, calcoliamo il resto 22 mod 5 = 2. Il secondo ragazzo dopo Domenico è Andrea. 4.Sulla lavagna un alunno ha eseguito una moltiplicazione. Fa' la prova del nove e verifica se ci sono errori.
La prova del nove dà esito positivo, ma la moltiplicazione è ugualmente errata. Infatti 324 x 47 = 15228. Come già detto, non sempre la prova del nove riesce a scovare errori. 5. Applica la "prova del sette" alla moltiplicazione precedente e vedi se ci sono errori.
6. Durante un esercizio sull'aritmetica delle classi resto, un alunno ha calcolato 5 + 4 = 2. In quale modulo è stata fatta l'addizione? Dato che 5 + 4, nell'aritmetica decimale fa 9, il risultato 2 si può ottenere solo togliendo 7. L'insieme in cui 7 è un elemento neutro per l'addizione è N|7, Dunque l'alunno sta usando le classi resto modulo 7.
Si calcola il resto modulo 4 del numero di fiammiferi. Nel nostro caso, con 30 fiammiferi, il resto è 2. E' come se ora sul tavolo ci fossero solo i 2 fiammiferi del resto. Alla prima mossa, basta togliere un solo fiammifero, in modo da lasciarne uno al nostro avversario. Fatta la prima mossa, si userà la seguente strategia : qualunque numero di fiammiferi prenderà il nostro avversario, noi ne prenderemo quanti ne occorrono per arrivare a 4 (sommando entrambe le prese). Se egli ne prende 1 noi ne prenderemo 3; se egli ne prende 2 noi ne prenderemo 2; se egli ne prende 3 noi ne prenderemo 1. Essendo 4 un elemento neutro (nelle classi resto modulo 4), la situazione non cambierà: sul tavolo ci sarà virtualmente sempre un solo fiammifero, l'ultimo, che lasceremo al nostro avversario. Nel caso che i fiammiferi fossero stati 29, il loro resto mod 4 sarebbe stato 1. In tal caso, qualunque mossa avessi fatto, sarei stato destinato comunque a perdere. Avrei potuto tuttavia sperare che il mio avversario, ignorando la regola, commettesse l'errore di lasciare sul tavolo un numero di fiammiferi con il resto mod 4 diverso da 1. La stessa situazione si avrebbe se la prima mossa spettasse al mio avversario e la situazione iniziale gli fosse favorevole. 8. Quanto fa 8 : 4 nell'insieme quoziente delle classi resto modulo 12? Occorre costruire la riga del 4 nella tabella moltiplicativa delle classi resto mod 12:
L'8 compare ben 4 volte, in corrispondenza delle colonne 2, 5, 8, e 11, che rappresentano altrettante risposte valide alla domanda posta. 9. Dimostra che nell'insieme quozione N|k la sottrazione è una legge di composizione interna.
Test di Verifica con 20 domande BIBLIOGRAFIA Ettore Picutti Sul numero e la sua storia (Feltrinelli)
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