di Mauro Cerasoli mauro.cerasoli@alice.it La capacità di divulgare la matematica è più rara della scoperta di un nuovo teorema.
1. Primi consigli
2. Ite, missa est
Ma, sinceramente, come può interessare a un cittadino italiano (lo studente in genere riveste questo ruolo giuridico) la definizione rigorosa di limite di una successione? A parte il fatto che poi, caso mai facesse una facoltà scientifica, avrà bisogno al più di limiti come quello di 1/n o di 1/Ön oppure di (1-1/n)n e di senx/x. Chiunque, classificato sano di mente dalla ULSS più vicina, si rende conto subito che se 0<x<1 allora xn tende a 0 quando n tende all'infinito. Perché, infatti, x sarà del tipo 1/M, con M>1, ed è ovvio che 1/Mn tende a 0! Non bisogna scomodare la teoria dei limiti, poi, per far capire ad una persona non necessariamente intelligente, che (1+1/n)n converge al valore approssimato 2,718, altro limite di cui si ha bisogno in pratica. Quasi tutti gli altri servono solo a complicare la vita degli studenti e a far odiare la matematica. Infatti lo studente ingenuo scambia la matematica con il calcolo dei limiti o delle espressioni a otto piani. Prima di fargli dimostrare che senx/x®1, quando x®0, converrebbe dirgli che quel limite, o meglio l'approssimazione senx»x per x» 0, ha a che far con Galileo, con i lampadari del duomo di Pisa e con il benessere degli svizzeri. Per non parlare degli orologi. Con il benessere degli elvetici, vista la massiccia presenza di banche sul loro territorio, ha a che fare anche la funzione e x, ma pochi si azzardano a dare il suo significato finanziario mentre quasi tutti pretendono una precisa e rigorosa dimostrazione dell'esistenza del limite di (1+x/n)n per n® ¥. Peccato però che lo studente sia più interessato a far soldi che a dimostrare teoremi! Invece di far calcolare limiti, derivate ed integrali inutili, che oggi calcolano tranquillamente alcune graziose calcolatrici tascabili, per non parlare dei computer da tavolo, invece di far dimostrare teoremi intuitivamente ovvii, come quelli di Rolle e di Lagrange, o quello delle mediane di un triangolo, o inutili e noiosi, come il teorema delle tre perpendicolari, proviamo a trattare questioni che sembrano complicate e che, con un'idea luminosa, diventano tanto semplici e facili da risolvere, oltre che attraenti. 3. Una formula famosa resa facile e simpatica
cioè quei numeri Fn che si ottengono sommando gli ultimi due a partire da 1 e 1: Domanda: quanto vale Fn dato un n generico? Come ben sappiamo, noi matematici non dormiamo la notte se non troviamo la formula! Ebbene sono dovuti passare quasi 700 anni prima che il francese Binet trovasse la formula seguente Fn={ [(1+Ö5)/2]n+1- [(1-Ö5)/2]n+1}/Ö5 Ad essere sinceri bisogna dire che De Moivre era a conoscenza di questa formula intorno al 1718, comunque sempre cinque secoli dopo Fibonacci. Ma come si dimostra la formula? Gli addetti ai lavori sanno che si fa ricorso alle funzioni generatrici: uno strumento inventato da Laplace, non proprio facile da manipolare. Ed allora perché stiamo parlando di ciò se non possiamo riferirlo ai nostri studenti che amano così poco la matematica? Ma perché c'è una bella dimostrazione, facile facile, che possiamo fare in classe! Ed è questa. Per induzione si prova subito che se un numero x soddisfa l'equazione allora esso soddisfa anche l'equazione Infatti dalla ricorrenza di Fibonacci si ha
cioè xn= xFn-1+Fn-2 che è vera per ipotesi di induzione. Ma l'equazione di secondo grado ha le due radici quindi esse soddisfano le due identità vn+1= vFn+ Fn-1. Da qui, sottraendo membro a membro, si ricava facilmente la formula esplicita per Fn. 4. Scacchi, biliardi, figurine e serie armonica
Un risultato sorprendente! Abbiamo una interessante interpretazione della divergenza della serie armonica mediante la snervante attesa del poverino che non riesce a trovare la figurina del feroce Saladino! Due modi diversi di sentire l'infinito. La formula può essere verificata sperimentalmente per valori piccoli di s. Ad esempio, per s=6, si ottiene il valore 14,7 che è anche il numero medio di lanci di un dado necessari per vedere apparire tutte le sue facce. Provate a lanciare un dado fino a quando non escono tutte le facce. Ripetete l'esperimento n volte e segnate ogni volta il numero di lanci che sono stati necessari per vedere apparire tutte le facce. Per n molto grande la media aritmetica di questi numeri sarà vicina a 14,7. Il risolvere problemi, ha scritto George Polya, un mago della divulgazione matematica, è un'arte pratica, come il nuotare, o lo sciare o il suonare il piano: potete impararlo solo con l'imitazione e la pratica. Cominciamo allora dai problemi pratici. Che cosa c'entra il biliardo con il problema seguente: ci sono due recipienti della capacità rispettiva di 7 e 11 litri e un grosso secchio pieno d'acqua. Come si fa a misurare esattamente due litri, usando solo i due recipienti senza marcarli? Basta considerare appunto un biliardo a forma di parallelogramma di dimensioni 11x7 inclinato a destra. Sulle basi mettiamo i numeri 0, 1, 2,...,11 mentre sui lati obliqui segniamo 0, 1, 2,...,7. Poi supponiamo di mettere una palla sul vertice in basso a sinistra (indicato con 0) e di tirarla verso destra in modo che arrivata al vertice 11 rimbalzi e finisca al punto 4 sulla base superiore. Rimbalza di nuovo tornando al punto 4 in basso e da qui al punto 4 sul lato obliquo di sinistra, poi va a finire al punto 4 del lato obliquo di destra e così via rimbalzando con le stesse regole, fino a quando colpisce un punto di ascissa 2. A questo punto il gioco finisce ed abbiamo la sequenza di travasi tra i due recipienti (sul libro di Gardner eventuali chiarimenti). 5. Un misterioso numero preso dal Vangelo
13+ 53+ 33= 153 1! + 2! + 3! + 4! + 5! = 153. Ci sono soltanto altri tre numeri, oltre a 1 e 153, che sono uguali alla somma dei cubi delle loro cifre: 370, 371 e 407. Queste curiose proprietà appartengono a 153 dalla notte dei tempi e potrebbero dare della matematica quell'idea, sbagliata, che sia una disciplina che tratta cose vecchie quanto il mondo. E che dire allora di quest'altra meravigliosa proprietà del numero 153, scoperta dal matematico israeliano Phil Kohn nel 1961? Prendete un qualsiasi numero multiplo di tre, sommate i cubi delle sue cifre, poi sommate i cubi delle cifre del risultato ottenuto e così via. Riuscite ad indovinare cosa apparirà alla fine? Facciamo una prova col numero 162: 13+ 63+ 23= 225;23+ 23+ 53= 141;13+ 43+ 13=66;
Ed ora, ripetendo l'algoritmo, avremo sempre il numero 153 di Simon Pietro (o dell'evangelista Giovanni). Il 1961 non è un anno tanto lontano; ci si lamenta spesso che la Storia insegnata nelle nostre scuole si ferma troppo presto e che non tratta gli avvenimenti della seconda metà di questo secolo. Almeno parla della prima guerra mondiale! E la Matematica? Di che secolo è l'argomento più giovane di matematica studiato dai nostri ragazzi? In certe scuole non ci si ferma che alla fine del '600? 6. Cosa vuol dire oggi far di conto?
è un numero primo. «Ma noi dobbiamo insegnare a far di conto - ribatte la giovane e bella maestrina di Cantù - è quello che ci ripete ogni giorno la Direttrice!» Purtroppo, nonostante le ultime inflazioni referendarie, nessuno ha proposto un referendum per abolire il Ministero della Pubblica Istruzione con relativi ispettori. Qualcuno, con un'idea per nulla originale, aveva proposto di abolire la Matematica dalle scuole, ma non ha avuto successo. Alla Signora Direttrice raccontate questa scenetta di vita vissuta, eventualmente ripresa da uno spot pubblicitario sull'uso di certe tecnologie intelligenti. Ad una delle casse della Coop di Bologna siede comodamente una bionda laureata in Matematica, che, per mancanza di cattedre, ha accettato questo primo lavoro. Sorridendo, prende i vari pacchetti, bottiglie, scatolette ecc. del cliente e li passa sul banco elettronico creando una soneria di bip, bip. Ad ogni bip bip, sul monitor appaiono dei segni fosforescenti chiamati cifre: lei neppure li guarda. Alla fine dell'operazione, sempre sorridendo e tendendo la mano, si rivolge al cliente che nel frattempo ha estratto una piccola tessera di plastica, a sezione aurea circa, chiamata Carta di Credito. La commessa gentilmente prende Carta di Credito e la fa passare attraverso la fessura di una macchinetta, lì a portata di mano. Avuto l'ok da mamma Banca, batte senza pensare probabilmente al loro significato, i segni apparsi sul monitor della cassa e porge al cliente una pulsantiera. Vergognosetta, con un altro bel sorriso, gli dice: "digiti il suo codice segreto", volgendosi con pudore dall'altra parte. Il cliente esegue l'operazione richiesta, si riprende la piccola Carta di Credito e il suo carrello, saluta e se ne va. E il far di conto? Non è meglio allora parlare in classe dell'infinito nascosto negli aculei di un cactus? A proposito, perché gli spini pungono? Risposta: dicesi pressione di una forza F su una superficie S il rapporto F/S. Fissata la forza, per esempio F = 1, quanto sarà grande la pressione se la superficie è molto piccola? In altri termini quanto fa 1 diviso un numero positivo molto piccolo? Un numero molto grande! E se l'area è praticamente nulla come quella della punta di uno spino? Un dolore infinito acutissimo! Come quello che provano i nostri studenti quando, per diventare avvocati o medici devono imparare l'assiomatica dei numeri reali, gli intorni, destri e sinistri, i famigerati punti di accumulazione (hanno già i loro problemi con i punti neri, o punti di accumulazione di grasso),e e d, la dimostrazione del teorema di Rolle e tutte le altre diavolerie che servono solo a complicare la vita e a far odiare la matematica. Infatti, diceva Kronecker: Iddio ha creato i numeri naturali (= le cose semplici), il resto ( = le cose complicate) è opera dell'uomo! Keith Devlin, Dove va la matematica, Bollati Boringhieri, '94, pp.318 Godfrey H. Hardy, Apologia di un matematico, Garzanti, '89, pp.111 Paul Hoffman, La vendetta di Archimede, Bompiani, '90, pp.269 Martin Gardner, Enigmi e giochi matematici, Sansoni,vol.5, '76, pp.296 Gian Carlo Rota, Pensieri discreti, Garzanti, '93, pp.197 |